In questo articolo trovi la nostra trascrizione del podcast “Genitori consapevoli a tu per tu con la musica”
[stagione 2 episodio 3]
Siamo Alessia e Cristina e nel nostro lavoro incontriamo le persone attraverso la musica. Ci occupiamo di educazione musicale e formazione creando dei percorsi che ti aiutano a vivere la musica in modo pratico, creativo e consapevole.
In questa stagione vogliamo raccontarti di come il nostro modo di lavorare con la musica si basi su un’azione educativa a 360°, che considera cioè tanto gli aspetti musicali quanto quelli relazionali, emotivi, pedagogici e psicomotori. Per raccontarti di questi aspetti così specifici non siamo sole, con noi ci sono altre cinque professioniste: Alessia Zoppè, psicologa e psicoterapeuta, Gaia Travaini, musicoterapista, Donatella Agnoletti e Claudia Iezzi, pedagogiste, Marzia Del Negro, psicomotricista funzionale.
Oggi parleremo di apprendimento analizzandolo sotto diversi punti di vista.
Iniziamo dunque con le nostre pedagogiste Claudia e Donatella: come e quando ha inizio l’apprendimento?
Siamo soliti associare la parola apprendimento generalmente all’ambito scolastico dimenticandoci però che, prima di andare a scuola, i ragazzi arrivano da un tessuto sociale ricco di apprendimento. I bambini iniziano ad imparare già nelle prime settimane di vita grazie alla relazione con gli adulti di riferimento.
Ricordarsi di ciò è fondamentale per stimolare noi adulti a fornire esperienza quotidiane e domestiche ricche di apprendimento ai nostri ragazzi. Dicendo questo non vuol dire che dobbiamo essere tutti dei neo Montessori ma vuol dire creare le condizioni affinché i nostri ragazzi possano vivere la quotidianità familiare come ricca di esperienze senza però dargli il peso che, talvolta, viene dato alla didattica.
Cosa serve per essere genitori/adulti fornitori di apprendimento?
Non sostituirsi ai bambini perché non abbiamo tempo o per paura, ma dando loro la possibilità di esperire, in sicurezza, fungendo loro da base sicura; permettere loro di sperimentare senza il timore di non ricevere aiuto in caso di necessità, ma sentendosi liberi di sviluppare le proprie autonomie; ricordarsi sempre di essere il primo modello di apprendimento. Perciò ciò che si fa o non si fa è molto più importante di ciò che si dice o non si dice.
Essendo l’apprendimento un processo collaborativo, gli attori in gioco non sono solo i bambini ma l’intero nucleo familiare: anche l’adulto quindi apprende assieme ai ragazzi sia nuove modalità di proposta delle attività sia nuove strategie e abilità insegnate dai ragazzi stessi.
Ogni attività deve essere adeguata alle capacità dei ragazzi senza dimenticarsi che, come dice la dott.ssa Daniela Lucangeli, noi adulti siamo “differenziali di sviluppo” dobbiamo cioè lavorare sulla zona di sviluppo prossimale, un concetto fondamentale che serve a spiegare come l’apprendimento del bambino si svolga con l’aiuto degli altri.
Le nostre pedagogiste ci hanno raccontato che cos’è l’apprendimento e come inizia nella vita dell’essere umano. Ora però vorremmo chiedere alla nostra psicologa Alessia: esiste una relazione tra empatia e processi di apprendimento?
L’emozione gioca un ruolo cruciale per le caratteristiche percettive e decisionali degli esseri umani: questo l’aveva già suggerito Charles Darwin, il quale sosteneva che le emozioni consentissero ad un organismo di adattarsi meglio alle caratteristiche salienti degli stimoli proposti dall’ambiente. Pensiamo a quando avevamo 8/10 anni, ci ricordiamo con maggiore facilità quella volta che la maestra ci ha insegnato un determinato argomento in classe oppure quando sceglieva dal registro chi chiamare alla lavagna? Oppure, ci ricordiamo la nozione imparata o la reazione del papà/mamma quando si arrabbiava con noi perché sbagliavamo di fare un esercizio banale?
Ogni persona grande o piccola che sia è in un continuo processo di apprendimento. Noi tutti impariamo dall’ambiente che ci circonda, dalle esperienze che facciamo, dalle persone che vivono accanto a noi. L’empatia si integra nei processi di apprendimento quando:
- rispettiamo i tempi di apprendimento di ogni bambino, smettiamo di classificare e apriamo il campo,
- curiamo il clima di apprendimento e la qualità della relazione piuttosto che trovare che cosa c’è che non va nel bambino (è la relazione educativa che fa la differenza),
- valorizziamo le competenze non le difficoltà. Ricordiamoci che lo sviluppo delle proprie competenze cresce in tutto l’arco della vita, ognuno ha il suo modo di imparare. Non focalizziamoci sul risultato bensì sul processo svolto e il progresso raggiunto.
Con Alessia abbiamo capito che attraverso l’empatia è possibile cucire un apprendimento a misura di bambino, ci piacerebbe chiedere alla nostra musicoterapeuta Gaia il suo punto di vista rispetto all’apprendimento musicale. è possibile seguire un percorso definito?
Certamente bisogna contestualizzare se si tratti di un lavoro individuale o meno.
Sebbene la traccia di un percorso sia la base necessaria per portare avanti un lavoro di gruppo, ci sono sempre dei momenti dedicati alla valorizzazione individuale perché se la funzione del gruppo è innegabile, allo stesso modo è necessario tenere conto, per quanto possibile, delle necessità e delle potenzialità del singolo.
Diversamente, se pensiamo alla lezione individuale di educazione musicale o di strumento, la risposta è: certamente no. Attenzione: non significa che non ci sia un’idea di percorso a monte, ma è chiaro che quest’idea viene gradualmente modellata sul singolo, sui suoi bisogni e sulle sue potenzialità e soprattutto a seconda dei suoi tempi.
Le abilità coinvolte nella produzione musicale sono molteplici. Qualche allievo sarà più a suo agio magari con la numerazione delle dita, qualcun altro con la lettura delle note, qualcuno si cimenterà più volentieri con la creatività e l’invenzione…ed è proprio a partire dai punti di forza di ognuno che si cercherà di costruire insieme l’apprendimento complessivo. Tutto questo, infatti, avviene all’interno di un rapporto personale che si crea con l’allievo, una relazione empatica senza la quale ogni trasmissione di sapere finirebbe per essere solo un esercizio mnemonico. In più, dobbiamo sicuramente considerare la motivazione degli allievi: perché mai una persona, un bambino, dovrebbe passare il suo tempo libero, ad esempio, seduto al pianoforte? Proprio perché magari questo lo diverte, è gratificante e contribuisce ad aumentarne l’autostima. E’ fondamentale comunicare gli aspetti positivi e i progressi fatti, trovando strade alternative, se serve, per lavorare sulle difficoltà. In questo la famiglia rappresenta sicuramente il migliore alleato di un educatore musicale.
Finora abbiamo compreso come l’apprendimento sia un concetto complesso e articolato e che mette in campo una pluralità di azioni, punti di vista e linguaggi. Sappiamo che il gioco è uno degli aspetti fondamentali della vita del bambino e quindi chiediamo alla nostra psicomotricista Marzia: E’ possibile apprendere attraverso il gioco?
Sembrerebbe una domanda scontata e molto probabilmente la maggioranza delle persone risponderebbe, senza alcuna esitazione, in maniera affermativa. Tuttavia, nell’attuale sistema educativo, il gioco è spesso relegato ai momenti di pausa, di intervallo tra una lezione e l’altra, non è vissuto realmente come strumento per apprendere.
Eppure, il gioco ha tutte le carte in regola per continuare ad essere l’approccio vincente della didattica di tutti gli ordini e gradi scolastici. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’apprendimento, per considerarsi tale, debba partire da una buona motivazione, sostenuta dall’interesse, dall’attenzione, da un adeguato coinvolgimento sensoriale e da emozioni “piacevoli”. Il gioco è tutto questo! Apprendere divertendosi non solo è possibile, ma è anche più efficace e funzionale.
Grazie per aver letto questa puntata, se vuoi continuare ad incontrare la musica assieme a noi nei modi più sorprendenti, dalle attività per la famiglia ai contenuti gratuiti per genitori, cerca la nostra pagina Facebook o il nostro profilo Instagram, le nostre proposte per diventare genitori musicalmente consapevoli fanno capolino anche li.
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