Essere guide musicali

16 Maggio 2023

 

 

Oggi entriamo più a fondo nel nostro lavoro di guide musicali, un ruolo che necessita di un continuo cambio di prospettiva.

 

Quando pensiamo all’insegnante/educatore pensiamo alle diverse paia di occhiali che dobbiamo sempre tenere nella nostra “valigia” personale; una serie di lenti differenti per ogni situazione ed esperienza da affrontare, una visione globale del bambino che va ben oltre il semplice insegnare musica.

La guida che cerchiamo di essere ogni giorno è una figura che non si ferma alla possibilità di fornire elementi di sintassi musicale, ma che è capace di riadattare personalmente gli elementi, sapendo elaborare la propria linea pedagogica, le proprie modalità di interagire con i bambini, la propria personalità didattica. Una guida che, prima di insegnare qualche cosa la sperimenta, la fa propria, la disfa, la reinventa; una guida lontana dall’idea di metodo che, al contrario, ha la capacità di integrare diverse linee di pensiero al servizio di un proprio personale punto di vista.

 

Personalmente, ci piace utilizzare il termine guida, lo preferiamo rispetto ad insegnante, perché riesce ad esprimere più chiaramente l’idea di modello, di una persona che si mette in gioco assieme al bambino. L’adulto competente musicalmente non insegna al bambino, ma lo guida nell’apprendimento e nella musica. Se ci pensiamo, è un po’ quello che succede anche nell’apprendimento del linguaggio: ad un bambino piccolo non si insegna a parlare, ma si comunica parlando con lui e grazie all’immersione in questo linguaggio il bambino gradualmente apprende ed interagisce. La guida musicale, allo stesso modo, conduce il bambino nell’apprendimento del linguaggio musicale fornendogli degli strumenti adeguati ed efficaci che lo conducono alla conoscenza della musica, attraverso una relazione basata sul fare praticamente, sull’ imitazione, sull’accoglimento, sul confronto, sulla valorizzazione delle sue proposte.

 

Un percorso di apprendimento incentrato sul bambino è un sentiero in divenire, uno scambio continuo, una rielaborazione, un cambiamento in cui la guida accompagna il gruppo alla scoperta dell’apprendimento in modo empatico, con le parole giuste, con un approccio non giudicante.

 

Come in orchestra ogni sezione ha la sua specialità, anche nella didattica è compito dell’insegnante trovare la specialità di ogni bambino: ognuno ha una sua particolare inclinazione verso l’uso del corpo, dello strumentario o della voce. Riuscire a comprendere questo e sintetizzarlo musicalmente e relazionalmente attraverso le attività significa “concertare”, intrecciare i ruoli e rendere quindi autenticamente inclusiva la nostra proposta.
La capacità di accogliere un errore e trasformarlo in una novità musicale, di prendere un’idea e rielaborarla richiedono una grandissima competenza: l’ascolto.

 

Quante cose da approfondire, vero?
E se è così vasto il territorio di conoscenza nel quale operiamo che, per lavorare in maniera efficace anche il nostro personale “metodo” non può che essere in continua trasformazione ed evoluzione, e accompagnato da una ricerca costante, da una formazione, da una voglia di esplorare e sperimentare che è pari alla curiosità dei bambini.

Secondo noi più una guida è disposta ad espandere la propria conoscenza più è consapevole che la musica sta dentro ad un contenitore più grande: la relazione.

E quindi, se insegno musica devo essere consapevole di ciò che accade a livello relazionale?

Assolutamente si, semplicemente perché il nostro lavoro ha a che fare con le persone e la musica è il nostro strumento per incontrarle.

 

PraticaMenteMusica

PraticaMenteMusica

Siamo Alessia e Cristina e a PraticaMenteMusica incontriamo le persone attraverso il linguaggio musicale. Quando abbiamo creato PraticaMenteMusica, abbiamo pensato ad una scuola diversa dalle altre, uno spazio in cui è possibile evolvere personalmente attraverso la musica. Leggi di più

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