La musica è potente, può smuovere e aprire vasi di Pandora, anche nei bambini. Le emozioni che una musica può suscitare sono tutte diverse, non c’è giusto e sbagliato. Le emozioni non vanno suggerite, ma vanno accolte e basta. Per fare questo ci vuole tanta (ma davvero tanta) sensibilità.
Da noi a musica ci succede spesso di notare come una musica che stiamo utilizzando per un’attività in gruppo tocchi delle corde particolari in alcuni bambini. Per farti un esempio, una volta abbiamo cantato un brano in modo locrio, una breve melodia che ha scatenato il pianto improvviso di un bambino. Cosa era successo? Probabilmente quella musica (o anche il modo in cui l’abbiamo cantata) ha toccato delle corde intime di quel bambino di pochi mesi; ha scatenato forse un ricordo? Una sensazione?
Potremmo farti molti esempi così, anche in positivo: ricordiamo quando, nell’ultimo gruppo del martedì dell’anno scorso, una bambina con quella musica misolidia proprio non poteva stare ferma, si è alzata e ha ballato per tutta la canzone (e anche dopo!); quella musica le deve essere piaciuta particolarmente.
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A musica intoniamo canti cercando di offrire a bimbi e genitori quella varietà musicale che così poco emerge dalla tv, dalla radio e genericamente dalla società in cui viviamo. Il fatto di utilizzare diversi tempi musicali (noi li chiamiamo metri) e diversi modi (per esempio, quelli che ti abbiamo accennato poco fa, il locrio e il misolidio) ci permette di costruire fin da subito un vocabolario di ascolto ricco per il bambino (e anche per le mamme e i papà), andando ad esplorare anche ciò che musicalmente non siamo abituati ad ascoltare.
Il fatto di utilizzare metri e modi diversi spesso ci fa osservare emozioni nei bambini, ci fa percepire come una musica non sia affatto uguale per tutti e ognuno di noi vive l’ascolto a modo suo.
E’ così potente questo legame tra le emozioni e la musica, che ne prestiamo molta attenzione anche quando strutturiamo, ad esempio, i nostri laboratori. La musica, assieme al gioco, diventa uno strumento educativo in grado di avvicinarci anche alle nostre paure. Un esempio è il nostro laboratorio di Halloween, un incontro in cui strutturiamo una piccola esperienza per gestire le paure (sempre con tatto e nel rispetto dei tempi e delle sensazioni di bimbi e genitori) come quella del buio.
Cosa facciamo con i più piccoli
Ecco un esempio: ci disponiamo in cerchio, la stanza ha la luce accesa come sempre e noi distribuiamo con la musica una lucina a ciascuno, una ad ogni bambino, mamma e papà. Siamo assieme e tutti vicini con le lucine in mano accese e gradualmente ci spostiamo tutti assieme per scoprire come sia forte la luce che le nostre piccole lucine fanno. Arriva il momento di provare a spegnere la luce della stanza (una di noi si avvicina all’interruttore e l’altra rimane con il gruppo), spieghiamo che se chiudiamo la luce grande potremo vedere tutte queste stelle luminose vicine vicine con la loro grande luce. Mentre continuiamo a cantare facciamo un primo tentativo e lo manteniamo per qualche minuto, se nessuno nel frattempo ha manifestato qualche disagio. Successivamente la musica ci fa spegnere una ad una le nostre lucine: è una magia! Fino a che non rimaniamo completamente al buio (per non più di tre secondi).
Questa attività è un esempio di attività graduale in cui la musica e il gioco (in questo caso il gioco è dato anche dall’uso di questo materiale speciale, la lucina) fanno da ponte tra il bambino e la sua paura del buio.
La musica è davvero una fedele alleata per imparare gradualmente a gestire le emozioni, fin da piccolissimi.
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