Lo strumento come prolungamento del corpo

27 Giugno 2023

 

Secondo la nostra idea lo strumento musicale è da intendersi come un prolungamento del corpo, cioè un oggetto familiare al quale approcciarsi in modo spontaneo, che arricchisce la musicalità che è già in ciascuno di noi.

Quando parliamo di strumento come prolungamento del proprio corpo, parliamo di un vero riconoscimento del proprio sé corporeo: è qualcosa di molto fondante per l’educazione musicale, capiamo insieme il processo.

L’ utilizzo dello strumento in quest’ottica è l’esito finale di un percorso che, potremmo dire, va dal dentro al fuori. Parte spesso dalla voce, la parte musicale più intima che è in noi perché viene da dentro, attraverso l’uso della parola funzionale: il ritmo della parola può essere tradotto in gesti-suono ed in questo modo il percorso inizia la sua strada verso l’esterno, la voce esce e arriva sul nostro corpo. In questo passaggio è come se dessimo alla voce una materia diversa, un suono corporeo, un movimento, un gesto, che traduce ciò che la voce già suggeriva, un ritmo preciso e riconoscibile.

In questo processo è necessario lavorare prima sul corpo e su un movimento privo di rigidità, che porta il bambino alla capacità di coordinare il movimento e il respiro. La consapevolezza corporea acquisita, la musicalità del gesto e del movimento, la connessione tra pensiero, respiro e voce sono gli elementi essenziali per suonare uno strumento, competenze da coltivare e da non dare per scontate.

Quando il gesto-suono è autenticamente acquisito ed interiorizzato è possibile arrivare allo strumento, concludendo così il percorso del pensiero musicale “dal dentro al fuori”: in questo senso lo strumento diventa il prolungamento del corpo.

 

La nostra idea è quella di utilizzare gli strumenti nel modo convenzionale a partire dai 6 anni, questo perché nella prima infanzia abbiamo la necessità di lavorare sulla coordinazione di respiro, movimento e voce. Nei nostri corsi per i bambini 0-6 anni utilizziamo gli strumenti musicali, ma non con l’obiettivo di impararli a suonare e di lavorare sulla tecnica. C’è spesso uno spazio per l’esplorazione degli strumenti in modo libero e spontaneo, capita dunque che un ukulele si faccia solleticare le corde, che un tamburo si faccia percuotere fortissimo o accarezzare delicatamente, che una kalimba si poggi su un piedino e faccia sentire l’aspetto vibratorio del suono, così da lavorare anche in una prospettiva propriocettiva. Ogni bambino (e ogni genitore) può entrare in relazione con gli strumenti che proponiamo in modo creativo e destrutturato.

Il lavoro con la voce e il corpo che si costruisce nella prima infanzia secondo noi è fondamentale per poi riuscire ad approcciarsi allo strumento musicale (qualsiasi esso sia) in modo più naturale e spontaneo possibile, evitando rigidità e altre difficoltà che spesso chi insegna uno strumento si trova a dover affrontare con i propri allievi.

 

Usare gli strumenti in modo consapevole e all’interno di un processo non significa solo fare educazione musicale in modo efficace, ma anche permettere al bambino di lavorare sul riconoscimento del proprio sé corporeo e di non sviluppare tutte le rigidità muscolari che spesso emergono dall’uso non consapevole dello strumentario.

 

PraticaMenteMusica

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Siamo Alessia e Cristina e a PraticaMenteMusica incontriamo le persone attraverso il linguaggio musicale. Quando abbiamo creato PraticaMenteMusica, abbiamo pensato ad una scuola diversa dalle altre, uno spazio in cui è possibile evolvere personalmente attraverso la musica. Leggi di più

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