Abbiamo sentito spesso questa frase: “mio figlio è portato per la musica”.
Ci piacerebbe fare un po’ di chiarezza su questo argomento.
Nel fare musica entrano in gioco sia attitudini innate, sia ciò che deriva dall’assorbimento di stimoli musicali di qualità fin dalla nascita. Da sempre esistono persone che sembrano nate con particolari attitudini musicali, ci basta pensare a Wolfgang Amadeus Mozart, che già a cinque anni suonava e componeva andando in giro per il mondo. Ma l’attitudine musicale di Mozart da cosa deriva? Sicuramente Mozart è nato con una spiccata attitudine musicale, ma non dimentichiamo che il padre, Leopold, era musicista e compositore a sua volta e Mozart è vissuto in un ambiente ricchissimo di stimoli musicali da sempre. Questo ha sicuramente influito sullo sviluppo della sua musicalità.
Quando ascoltiamo o vediamo un bambino esprimersi attraverso il linguaggio, la musica, il movimento, oppure attraverso il segno grafico ci si può chiedere se c’è un’attitudine innata oppure se è tutto merito dell’ambiente creato attorno a lui, ricco di stimoli di qualità utili allo sviluppo della sua attitudine.
Quale delle due?
Beh, entrambe ovviamente!
Ognuno di noi ha un’attitudine musicale innata (la musica fa parte di noi da sempre, dal momento in cui veniamo al mondo e siamo dentro alla pancia di mamma, ne abbiamo parlato anche in questo articolo) che continua a svilupparsi fino a circa i nove anni di età. In questo arco di tempo l’assorbimento di stimoli di qualità sarà sicuramente indispensabile per le future potenzialità di apprendimento.
È quindi fondamentale che il bambino possa vivere in un ambiente ricco di stimoli musicali fin dai suoi primi anni di vita, in un contesto in cui si fa musica assieme, si canta, si balla, si condivide l’ascolto della musica.
Ricordiamoci che il fatto che una persona riesca ad esprimersi attraverso la musica non dipende esclusivamente dall’attitudine musicale, ma anche dalla qualità dell’ambiente in cui vive, dal valore delle esperienze che vive, dalla motivazione personale e dal ruolo e dalla vicinanza delle figure di riferimento.
Chiediamoci quindi: quel bambino è davvero “portato” o siamo anche noi (genitori, insegnanti…) che possiamo “portarlo”, accompagnarlo in questo splendido percorso che è la scoperta del linguaggio musicale?
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