Essere mamma oggi è una faticaccia, diciamocelo. La maternità è diventata una performance. Alle mamme si chiede di T-U-T-T-O, anzi: tutto e il contrario di tutto.
Hai mai sentito parlare del concetto di maternità intensiva? Stiamo parlando esattamente di questo, di un’esperienza da competizione, di chi è più brava. Che poi, “brava” cosa vorrà mai dire?
Devi allattare, se usi il biberon hai fallito. Ma non allattarlo troppo che altrimenti lo vizi, dagli anche il biberon così coinvolgi il papà (certo perchè se allatti tu il papà è meno padre, mah).
Mettilo nella culla. Non lasciarlo da solo, fai coosleeping.
Per rispettare i suoi bisogni devi allattarlo a termine. Ma che sei pazza, così lo vizi.
Hai fatto il corso per svezzarlo? Però non seguire tutte queste mode dell’autosvezzamento, ai miei tempi era diverso e pur non è morto nessuno.
Lascialo piangere. Assolutamente no, devi rispondere immediatamente ai suoi bisogni.
In tutto questo le mamme dove stanno? Cosa sono? Chi sono?
In tutto questo, per rendere la performance ancora più richiestiva, abbiamo: un rientro al lavoro al quarto mese (se va bene), la necessità di tornare in forma al più presto, di non lasciarsi andare. Per fare questo bisogna mangiare sano e cucinare secondo le regole delle migliori nutrizioniste, mentre in un braccio hai il bambino, nell’altra rispondi alle mail di lavoro, con un piedi pulisci il pavimento e con l’altro stiri. Cavolo però, non abbiamo più arti per cucinare così.
Poi devi prenderti del tempo per te stessa, devi fare yoga, andare dal parrucchiere e dedicare del tempo alla coppia.
Ahhhh… Poi devi dare degli stimoli a tuo figlio e così, via ai mille corsi dove molto spesso ci si ritrova di nuovo a fare a gara a chi ha il figlio più “bravo”, a chi è la mamma più disinvolta, ecc ecc…
Quanta fatica.
Noi ci fermiamo e facciamo un respiro. Chiudiamo in un sacchetto tutte queste richieste, tutte queste aspettative, tutto questo “tutto e il contrario di tutto” e lo lanciamo dalla finestra perché sul nostro tappeto blu si può semplicemente ESSERE, senza FARE o DIMOSTRARE. Anzi, sul nostro tappeto blu si può STARE.
Stare così come si è:
- con il pancione a scrivere una ninna nanna per il bimbo che nascerà, scoppiando a piangere perché magari il futuro ti spaventa
- con il pancione insieme al tuo compagno a prendervi del tempo lento
- con il tuo bimbo appena nato tra le braccia che strilla senza nessuno intorno che ti dice cosa sarebbe giusto fare (perché lo sai tu qual è la cosa giusta per il tuo bambino)
- con il tuo bambino appena nato e le macchie di latte sulla maglia
- e in mille altri modi ancora.
Fare musica in gravidanza e nel post parto non significa “offrire degli stimoli al tuo bambino”, significa vivere un’esperienza per stare nel qui ed ora, per offrire a te stessa e al tuo bambino la possibilità di stare bene insieme, non vivere la solitudine, di condividere con altre mamme le difficoltà, la privazione del sonno. Significa cantare insieme, emozionarsi facendo uscire la voce, piangere facendo uscire una NUOVA voce.
Significa sintonizzarsi con te stessa e il tuo bambino, entrare in relazione e respirare in un clima di non giudizio, dove sei libera ti ESSERE e di STARE, dove la performance non può entrare, dove possiamo essere AUTENTICHE anche quando essere mamme è difficile.
La musica è un luogo per STARE.
0 commenti